Sant’Omobono Terme

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Sant’Omobono Terme è un comune italiano facente parte della catena delle Prealpi Orobiche della provincia di Bergamo in Lombardia situato in Valle Imagna. Il comune di Sant’Omobono Imagna venne costituito nel 1927 con l’aggregazione dei comuni di Mazzoleni e Falghera, Cepino e Selino. Grazie ad una legge regionale dell’agosto 2004 il nome fu cambiato da Sant’Omobono Imagna a Sant’Omobono Terme.

 

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Popolazione Residente
3.942 (M 1.993, F 1.949)
Densità per Kmq: 245,9
Superficie: 16,03 Kmq
Codici
CAP 24038
ex CAP (non valido) 24030
Telefonico Prefisso 035
Codice Istat 016252
Codice Catastale M333
Informazioni
Denominazione Abitanti santomobonesi
Santo Patrono Sant’Omobono e San Marco
Festa Patronale 13 novembre
Fondazione
Il comune è nato il 4 febbraio 2014 dalla fusione dei comuni di Sant’Omobono Terme e Valsecca
Etimologia (origine del nome)
Onora il santo patrono del paese e la specifica “Terme” si riferisce alla presenza in loco di strutture termali.
Cosa visitare a Sant’Omobono Terme:

 

Località e Frazioni di Sant’Omobono Terme
  • Cepino
Comuni Confinanti

MERCATO SETTIMANALE

Sant’Omobono Terme Via alle Fonti giovedi 47 Banchi

 

Storia di Sant’Omobono Terme

(fino al 2004 Sant’Omobono Imagna, Santimbù in bergamasco) è un comune italiano di 3 978 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Si trova in Valle Imagna, a circa 20 chilometri a ovest dal capoluogo orobico.

È stato istituito ex novo dalla fusione dei preesistenti comuni di Sant’Omobono Terme e Valsecca in base alla legge regionale 2 del 30 gennaio 2014. Quest’ultima è stata promulgata in seguito a un referendum consultivo in cui l’ 84,3% dei votanti si era espresso favorevolmente alla costituzione del nuovo ente.

È sede della Comunità Montana Valle Imagna.

Le origini del paese dovrebbero risalire all’epoca medievale, quando nella zona, molto più che nel resto della provincia bergamasca, imperversavano scontri cruenti tra Guelfi e Ghibellini. La valle Imagna, prevalentemente guelfa, era in netta contrapposizione con l’attigua valle Brembilla, schierata con i Ghibellini.

I primi scontri videro prevalere i guelfi, tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai Visconti, signori di Milano. Questi riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad estendere il proprio dominio sulle valli della zona. Il modo con cui infierirono sugli avversari portò i guelfi a cercare più volte la vendetta con ulteriori uccisioni. Dopo continui ribaltamenti di fronte il dominio dei Visconti e dei ghibellini fu definitivo, anche se il rancore guelfo dava spesso seguito a rivolte popolari, avvenute anche a Sant’Omobono e soffocate con le armi.

La situazione si rovesciò quando la zona passò sotto il controllo della repubblica di Venezia che, in contrapposizione con i Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo. Seguirono distruzioni nei confronti dei possedimenti ghibellini, mentre i paesi guelfi, tra cui Sant’Omobono, ebbero un trattamento di favore come citato in documenti dell’epoca:

« I Valdimagnini per la loro integrità della fede e fedeltà alla Repubblica, difendendola contro il Duca di Milano, furono dal Doge con privilegi, grazie e favori arricchiti et onorati »
(Effemeridi di Padre Donato Calvi)

I secoli successivi non videro fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.

A partire dal termine del XVIII secolo il territorio cominciò a ritagliarsi una certa notorietà grazie alla presenza di acque sulfuree molto pregiate, le cui doti sono enunciate anche negli scritti di Giovanni Maironi da Ponte.

Queste vennero classificate, a metà del XIX secolo, come tra le migliori conosciute sul territorio italiano, facendo nascere di conseguenza un’industria legata al loro sfruttamento, tanto importante da permettere il cambiamento del nome.

Il paese è sempre stato uno dei centri principali della zona e ancor oggi è il centro più popoloso di tutta la valle, nonché sede delle istituzioni amministrative della stessa.

Il comune di Sant’Omobono Terme, dopo aver valutato la proposta di annessione del comune di Valsecca, centro poco popoloso e privo di alcuni servizi, ha sottoposto alla popolazione un referendum a tale proposta che si è tenuto domenica primo dicembre 2013, con esito è stato positivo in entrambi i paesi[7]. Il 21 gennaio 2014 Valsecca viene definitivamente aggregato a Sant’Omobono Terme con votazione unanime del consiglio regionale.[8]

L’aggregazione entra in vigore dal 4 febbraio, con lo scioglimento dei consigli comunale e la nomina da parte della Regione del commissario, nominato anche per il confinante comune di Val Brembilla.

Si è fatta anche strada l’idea della costituzione di un unico comune dell’Alta Valle, ad eccezione del già popoloso comune di Berbenno.

 

CENNI STORICI di Sant’Omobono Terme

(fino al 2004 Sant’Omobono Imagna, Santimbù in bergamasco) è un comune italiano di 3 978 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Si trova in Valle Imagna, a circa 20 chilometri a ovest dal capoluogo orobico.

È stato istituito ex novo dalla fusione dei preesistenti comuni di Sant’Omobono Terme e Valsecca in base alla legge regionale 2 del 30 gennaio 2014. Quest’ultima è stata promulgata in seguito a un referendum consultivo in cui l’ 84,3% dei votanti si era espresso favorevolmente alla costituzione del nuovo ente.

È sede della Comunità Montana Valle Imagna.

Le origini del paese dovrebbero risalire all’epoca medievale, quando nella zona, molto più che nel resto della provincia bergamasca, imperversavano scontri cruenti tra Guelfi e Ghibellini. La valle Imagna, prevalentemente guelfa, era in netta contrapposizione con l’attigua valle Brembilla, schierata con i Ghibellini.

I primi scontri videro prevalere i guelfi, tanto che i ghibellini chiesero aiuto ai Visconti, signori di Milano. Questi riuscirono a sconfiggere gli avversari e ad estendere il proprio dominio sulle valli della zona. Il modo con cui infierirono sugli avversari portò i guelfi a cercare più volte la vendetta con ulteriori uccisioni. Dopo continui ribaltamenti di fronte il dominio dei Visconti e dei ghibellini fu definitivo, anche se il rancore guelfo dava spesso seguito a rivolte popolari, avvenute anche a Sant’Omobono e soffocate con le armi.

La situazione si rovesciò quando la zona passò sotto il controllo della repubblica di Venezia che, in contrapposizione con i Visconti, sosteneva lo schieramento guelfo. Seguirono distruzioni nei confronti dei possedimenti ghibellini, mentre i paesi guelfi, tra cui Sant’Omobono, ebbero un trattamento di favore come citato in documenti dell’epoca:

« I Valdimagnini per la loro integrità della fede e fedeltà alla Repubblica, difendendola contro il Duca di Milano, furono dal Doge con privilegi, grazie e favori arricchiti et onorati »
(Effemeridi di Padre Donato Calvi)

I secoli successivi non videro fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.

A partire dal termine del XVIII secolo il territorio cominciò a ritagliarsi una certa notorietà grazie alla presenza di acque sulfuree molto pregiate, le cui doti sono enunciate anche negli scritti di Giovanni Maironi da Ponte.

Queste vennero classificate, a metà del XIX secolo, come tra le migliori conosciute sul territorio italiano, facendo nascere di conseguenza un’industria legata al loro sfruttamento, tanto importante da permettere il cambiamento del nome.

Il paese è sempre stato uno dei centri principali della zona e ancor oggi è il centro più popoloso di tutta la valle, nonché sede delle istituzioni amministrative della stessa.

Il comune di Sant’Omobono Terme, dopo aver valutato la proposta di annessione del comune di Valsecca, centro poco popoloso e privo di alcuni servizi, ha sottoposto alla popolazione un referendum a tale proposta che si è tenuto domenica primo dicembre 2013, con esito è stato positivo in entrambi i paesi[7]. Il 21 gennaio 2014 Valsecca viene definitivamente aggregato a Sant’Omobono Terme con votazione unanime del consiglio regionale.[8]

L’aggregazione entra in vigore dal 4 febbraio, con lo scioglimento dei consigli comunale e la nomina da parte della Regione del commissario, nominato anche per il confinante comune di Val Brembilla.

Si è fatta anche strada l’idea della costituzione di un unico comune dell’Alta Valle, ad eccezione del già popoloso comune di Berbenno.

 

Monumenti e luoghi d’interesse

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di terme di acque sulfuree che, unite alla tranquillità della zona ed all’aria pulita, rendono il luogo adatto a chi vuole trascorrere momenti di relax rigenerando il corpo.

Molto interessante è la villa delle Ortensie, posta a fianco delle terme. Risalente al XIX secolo, presenta linee molto raffinate ed eleganti, grazie anche ad un recente restauro.

In ambito religioso meritano menzione le chiese dei quattro paesi che compongono il territorio comunale. Quella diMazzoleni, intitolata a Sant’Omobono, presenta un aspetto maestoso con linee settecentesche. Risalente alla seconda metà del XIX secolo, custodisce opere di buon pregio; la chiesa parrocchiale di Cepino, intitolata a San Bernardino, venne edificata nel XVI – XVII secolo con una struttura ad una navata in luogo di un precedente edificio di culto. Al suo interno si trovano opere di Gaetano Peverada.

L’edificio di maggior richiamo a Valsecca è indubbiamente la chiesa parrocchiale di San Marco evangelista. Edificata nel corso del XV secolo, ma soggetta a successivi ampliamenti (XVIII secolo) e ristrutturazioni (XX secolo), presenta al proprio interno dipinti di buon pregio, ma soprattutto un crocefisso in legno opera di frà Giovanni da Reggio.

A Selino Alto si trova invece la chiesa parrocchiale di San Giacomo che, edificata nel XVIII secolo con uno stile neoclassico, presenta sculture di scuola fantoniana e dipinti di Francesco Quarenghi. In ultimo la chiesa di Santa Maria Immacolata che, posta nella frazione di Selino basso, venne edificata nel XX secolo.

Tuttavia l’edificio di maggior richiamo a livello religioso è indubbiamente il santuario della Cornabusa. Molto frequentato non solo dalla gente di tutta la valle, è una chiesa completamente ricavata nella roccia, elemento che la rende unica nel suo genere. Edificata nel XVI secolo si trova al centro di una leggenda popolare che troverebbe origine nel periodo medievale, quando un’anziana donna si rifugiò in una grotta naturale per rifugiarsi dalle lotte tra guelfi e ghibellini. Una volta terminati gli scontri, questa lasciò sul luogo una statuetta della Madonna, ritrovata qualche tempo più tardi da una giovane sordomuta che, dopo il ritrovamento, si sentì immediatamente guarita.

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