Verdello

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Verdello è un comune italiano della provincia di Bergamo in Lombardia. Situato nell’alta pianura bergamasca si trova a circa 10 chilometri a sud-ovest dal capoluogo orobico BERGAMO.

 

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Popolazione Residente
8.018 (M 4.027, F 3.991)
Densità per Kmq: 1.121,4
Superficie: 7,15 Kmq
Codici
CAP 24049
Telefonico Prefisso 035
Codice Istat 016233
Codice Catastale L753
Informazioni
Denominazione Abitanti verdellesi
Santo Patrono SS. Pietro e Paolo
Festa Patronale 29 giugno
Etimologia (origine del nome)
Documentato come Verdello maiore, è un diminutivo dell’aggettivo verde.
Comuni Confinanti
Cosa visitare a Verdello

MERCATO SETTIMANALE

Verdello Parcheggio Via Gramsci venerdi 59 Banchi

 

CENNI STORICI DI VERDELLO

Il Comune di Verdello è situato 10 km a Sud-Ovest di Bergamo, confina a Nord con Levate, a Sud con Pognano e Arcene, a Est con Comun Nuovo e a Ovest con Ciserano e Verdellino (coordinate 45°36’18”N 9°37’47”E), si trova a un’altezza di 173 m s.l.m. e occupa una superficie di km² 7,15.

Sotto l’aspetto geologico, il territorio di Verdello si trova sul confine dei conoidi alluvionali dei fiumi Serio e Brembo, dove scorre la roggia Morla presso il confine con Verdellino. I caratteri morfologici del territorio sono riconducibili al passato reticolo dei percorsi d’acqua generato dallo scioglimento dei ghiacciai alpini alla fine dell’ultima glaciazione.
 
Gli oggetti più antichi ritrovati sul territorio di Verdello risalgono alla Preistoria e consistono in un numeroso gruppo di selci lavorate, collocabili nell’età neolitica. Importanti rinvenimenti tombali testimoniano un insediamento abitativo di Celti golasecchiani, risalente al sec. VI-V a.C.

Verso la fine del sec. II a.C., i Galli Insubri stanziati nella regione furono definitivamente sconfitti dai Romani, che procedettero a colonizzare il territorio suddividendolo con le centuriazioni. La bonifica dei terreni determinò una capillare diffusione degli insediamenti abitativi, con culture prevalentemente cerealicole, e la realizzazione di un’importante rete viaria, comprendente la Via Francesca (Milano-Bergamo-Verona-Aquileia), usata anche per motivi militari. Su questa via, in prossimità dell’oratorio dei Santi Cosma e Damiano, fu ritrovata la celebre colonna miliare, considerata tra le epigrafi romane più importanti della Provincia di Bergamo.

Nel Medioevo, si susseguirono le invasioni barbariche, poi quelle dei Longobardi e dei Franchi, con i quali le popolazioni locali trovarono il modo di convivere. Al sec. IX risalgono le prime notizie scritte su Verdello e sull’esistenza di un castello, possedimento della potente famiglia ghibellina dei Suardi. Nel 1358 i soldati di Bernabò Visconti misero a ferro e fuoco il paese, distruggendo la torre del castello e bruciando vive 300 persone, tra uomini, donne e bambini.

Con l’annessione alla Repubblica di Venezia, nel 1428, iniziò un periodo di relativa tranquillità, che favorì lo sviluppo del centro. Nel 1797 Napoleone occupò i territori della Repubblica di Venezia, dando vita alla Repubblica Cisalpina. Questa ebbe vita breve, tanto che nel 1815 la Lombardia passo in mano degli Austriaci, che istituirono il Regno Lombardo-Veneto. Durante questo periodo, precisamente nel 1857, l’imperatore d’Austria inaugurò il tratto di ferrovia Treviglio-Bergamo che, con la stazione di Verdello-Dalmine, favorì ulteriormente lo sviluppo del paese.

Con l’annessione al Regno d’Italia, Verdello passò gradualmente da un’economia prevalentemente agricola ad una parzialmente industriale.

(Note storiche a cura di Riccardo Scotti, 2012)

ITINERARI DI VERDELLO

La Villa Comunale di Verdello
 
Completamente restaurata in tempi recenti, la villa Gambarini-Cagnola-Giavazzi, oggi sede del Municipio, è considerata una delle più belle dimore di campagna della Lombardia. La villa, con i vari edifici annessi e con il bel parco, fu fatta costruire da Carlo Maria Gambarini per essere utilizzata come residenza personale e della propria famiglia.

Durante la dominazione francese (1797-1815), l’attività di fornitore dei trasporti militari gli rese ricchi guadagni, e in quel periodo fece costruire la villa. Alla morte di Carlo Maria, avvenuta nel 1844 posteriormente a quella dei suoi figli Beatrice e Giovanni Giuseppe, le proprietà passarono al figlio di quest’ultimo, Carlo Girolamo e, dopo la morte di questi, nel 1850, alla sua figlia minorenne, Rosa Gambarini, pronipote del capostipite e ultima erede della famiglia. Tra il 1862 e il 1864, Rosa sposò il nobile milanese Giovanni Battista Cagnola, da poco eletto deputato nel Collegio di Verdello, che con la famiglia visse nella villa per circa quarant’anni. L’anno seguente alla morte del Cagnola, avvenuta nel 1901, la villa e le proprietà furono acquistate da Giovanni Giavazzi (1835-1908) con i suoi figli, Callisto (1875-1945), eletto deputato per la prima volta nel 1919, e Francesco (1877-1940).

La famiglia Giavazzi vi abitò per circa un quarantennio ma, durante la Seconda Guerra Mondiale, la villa fu “occupata” per qualche anno dai tedeschi e in seguito, fino al 1950, alcune parti degli edifici annessi furono abitate dagli sfollati. Dopo quegli eventi drammatici, la villa e il parco furono abbandonati per lunghi anni e infine, dal 1972, divennero proprietà comunali e poi, dal 1980, a seguito di un consistente restauro mai ultimato, nell’edificio fu collocata la sede del Municipio e il parco fu aperto al pubblico.

Il Parco della Villa Comunale
 

 
Il parco, situato prevalentemente a Nord della villa, ricopre un’area di m² 23.912 con un perimetro di circa m 650. Si compone essenzialmente di un ampio prato centrale con una fascia boschiva perimetrale di una profondità variabile fra i 15 e i 30 metri, le cui essenze arboree appartengono in gran parte al primo impianto della villa.

In passato, nella parte centrale vi era un laghetto, irrigato da una rete di canali scoperti, ora prosciugato, mentre i percorsi interni attuali, tracciati durante il restauro, sono rappresentati essenzialmente da un vialetto perimetrale con alcune minori derivazioni. Il parco è caratterizzato da vari elementi fissi di decoro, tra cui la grotta con ninfeo, costruita in pietra di ceppo alveolato, la costruzione a chalet “alpino”, sulla piccola collinetta in prossimità dell’angolo Nord-Ovest, la finta rovina medievale con torretta ghibellina, nell’angolo Nord-Est, e l’ampia cancellata con colonne di pietra, che permette la vista del Santuario.

Tra gli elementi movibili di decoro, collocati arbitrariamente durante il restauro, vi sono la statua di Afrodite/Venere, la statua di Demetra/Cerere, il cippo commemorativo del passaggio dell’imperatore Francesco I d’Austria, l’erma di Pan/Fauno e l’esedra con tavolo rotondo. La realizzazione degli elementi sparsi nel parco sopra elencati appartiene a diverse fasi, che vanno dal secondo decennio alla metà dell’Ottocento.

La prima opera della quale abbiamo notizia è la torretta posta sulla sponda della roggia Colleonesca. Tra il 1816 e il 1817, infatti, si svolge un carteggio fra la “Congregazione della Carità” di Bergamo e Carlo Maria Gambarini, dove si fa preciso riferimento alla torretta che, quindi, è databile tra il 1815 e il 1816. L’aspetto originario di questa costruzione, però, non si conosce, avendo subito probabilmente alcune modifiche negli anni seguenti all’edificazione. Quello che è certo è che si tratta di un elemento piuttosto precoce di gusto romanico, contemporaneo delle prime realizzazioni del genere, e perciò pare improbabile che sia opera dell’architetto Giovanni Battista Capitanio, che nel 1816 stava realizzando la cappella annessa alla proprietà e dedicata ai santi Carlo e Teresa, patroni del Gambarini e di sua moglie. Le rovine “gotiche” annesse alla torretta e progettate dell’architetto Angelo Cattò, furono edificate nel 1849.

Lo chalet “alpino”, oggi in rovina, si componeva di due camere adiacenti, mentre nel terrapieno sottostante si trovava la ghiacciaia che, probabilmente, durante l’inverno era riempita con la neve.

Museo del territorio

Negli anni ottanta del secolo scorso, un agricoltore di origini mantovane, il signor Andrea Baraldini, trasferitosi da giovane nella provincia di Bergamo, iniziò a raccogliere oggetti e attrezzi appartenuti al mondo contadino che testimoniavano un modo di lavorare e di vivere ormai al tramonto. Gli strumenti reperiti non riguardavano il solo lavoro agricolo, perché ad essi si aggiunsero arredi domestici, giocattoli, mobili e poi anche attrezzi usati dagli artigiani: falegname, cardatore, fabbro, calzolaio, sellaio e altri ancora.

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Pubblicato in Alta Pianura Bergamasca, MERCATI SETTIMANALI PROVINCIA BERGAMO, Pianura Bergamasca, PROVINCIA BERGAMO e Venerdì Mercati Bergamo

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