DESCRIZIONE
Leffe
Portale Web del Comune di Bergamo – Valle Seriana Lèf ( i coertì ) i sgiunfù – i codeghì
Leffe è situato in Val Gandino (Alta Valle Seriana), alla sinistra orografica del fiume Serio, dista circa 22 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico BERGAMO.
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Popolazione Residente | |
4.531 (M 2.268, F 2.263) Densità per Kmq: 670,3 Superficie: 6,76 Kmq |
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Codici | |
CAP | 24026 |
Telefonico | Prefisso 035 |
Codice Istat | 016124 |
Codice Catastale | E509 |
Informazioni | |
Denominazione Abitanti | leffesi |
Santo Patrono | San Michele Arcangelo |
Festa Patronale | 29 settembre |
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MERCATO SETTIMANALE
Leffe | Piazza della Libertà Via Alighieri | venerdi | 27 Banchi |
FIERE
Leffe | Fiera di San Rocco | agosto | 035/7170714 |
Leffe | Fiera di S. Michele | settembre | 035/7170714 |
Leffe | Fiera di S. Martino | novembre | 035/7170714 |
RICORRENZE
Leffe | Festa della Festività della Madonnina | marzo | 035/7170714 |
CENNI STORICI
CENNI STORICI:
Il primo documento in cui appare il nome del paese risale all’anno 903, quando viene citato il nome di Leufo, di chiare origini gallico-germaniche.
Il paese ha fornito numerosi reperti fossili, ritrovati nelle miniere di lignite negli anni cinquanta, risalenti a molto prima che l’uomo facesse la sua comparsa: le ossa di Elephas meridionalis, Rhinoceros lepthorinus e Bos etruscus sono ora conservate nel Museo di Scienze Naturali di Bergamo e nel museo di storia naturale di Milano.
Numerosi edifici storici sono presenti nel paese, quasi a testimoniare il livello di ricchezza degli abitanti, già parecchi secoli or sono, grazie alla produzione della lana. I più significativi sono Palazzo Pezzoli (XVI secolo), Palazzo Galizzi (epoca tardo-rinascimentale) e Palazzo Mosconi (con il dominio della Serenissima).
Di notevole spessore artistico è la chiesa parrocchiale di San Michele, edificata nel XVIII secolo, che presenta opere di Andrea Fantoni tra cui la venerata Madonna Addolorata. Altre chiese sono il santuario diSan Rocco, nell’omonima frazione, e la chiesa di San Martino, ex parrocchiale nella quale si possono trovare importanti opere pittoriche, tra cui un dipinto del Pombioli che raffigura la glorificazione della Madonna, ed altri di A.Carra e del Fiorini. Le altre chiese minori sono quella situata in monte Croce prima appartenente a Peia, la chiesa di S.Antonio presso l’asilo, la chiesetta del Bozzola situata nell’omonima contrada, dove sono conservate oltre 5.000 reliquie di santi e la chiesa della casa di riposo del paese.
La Serenissima
Alla definitiva pacificazione si arrivò pochi anni più tardi grazie al passaggio alla Repubblica di Venezia, avvenuto nel 1427 dopo un’espressa richiesta di Bergamo e delle sue valli, e ratificato dalla Pace di Ferrara del 1428. La Serenissima inserì Leffe nella Quadra della val Seriana di Mezzo, con capoluogo Gandino, e diede il via ad un periodo di tranquillità in cui l’intera zona riprese a prosperare, garantendo una diminuzione della pressione fiscale ed offrendo maggiore autonomia.
Ciò giovò notevolmente all’economia locale, che divenne sempre più florida grazie alla produzione ed al commercio dei prodotti lanieri, pratica che trovava l’epicentro nel vicino centro di Gandino. Lungo il torrente Romna sorsero folli per la produzione dei panni lana, con le relative ciodere, edifici in cui i panni venivano fatti asciugare.
Nel 1596, come riportato in una relazione redatta dal comandante veneziano Giovanni Da Lezze, erano infatti presenti tre tintorie, quattro folli e sei ciodere, per una produzione di oltre 500 panni all’anno. I commerci erano gestiti da otto famiglie, che spinsero i propri traffici fino al Regno di Napoli ed alla Germania, tra le quali emersero i Pezzoli ed i Mosconi, che acquisirono titoli nobiliari messi in vendita dalla Serenissima.
Tuttavia le cronache del tempo riportano anche eventi tragici, come la carestia del 1629 seguita dalla terribile ondata di peste del 1630. In questo caso gli abitanti di Leffe riuscirono a muoversi per tempo ed a predisporre una serie di interventi volti a limitare il più possibile il contagio. Furono sbarrate le vie di accesso al paese e vennero istituiti posti di blocco che limitarono l’accesso agli estranei. Il risultato fu che il morbo cominciò a propagarsi più tardi rispetto agli altri centri, quando l’epidemia aveva già passato il proprio apice, tanto che i decessi furono ”solo”168 a fronte di una popolazione di 1269 unità (pari al 13% del totale), quando nei borghi vicini morirono più della metà dei residenti.
Nei decenni successivi il paese riuscì a risollevarsi, trascinato sia dall’industria laniera che dall’agricoltura. Quest’ultima ricevette nuovo impulso dall’introduzione di nuove colture quali il melgotto (granoturco) nel 1633, che portò alla costruzione di mulini per la macina lungo la Romna. Sullo stesso torrente si svilupparono anche alcune botteghe ed officine che lavoravano il ferro, commissionato dai mercanti di armi bianche di Gromo.
SOPRANNOMI FAMIGLIE DI LEFFE
ITINERARI DI LEFFE:
L’edificio di maggior richiamo artistico e storico del paese è senza dubbio la chiesa parrocchiale di san Martino. Situata nel centro storico, ha un’origine antichissima, che probabilmente può essere fatta risalire ad un periodo prossimo al X secolo, anche se le prime notizie scritte sono datate 1263, quando vennero redatti gli statuti comunali. In quei tempi la chiesa, che condivideva già il ruolo di parrocchiale con il vicino edificio religioso di san Martino, ricopriva una grande importanza anche nella vita sociale, dal momento che nella propria piazza si svolgeva il consiglio comunale. La struttura era molto più piccola dell’attuale: alla navata principale risalente al XII secolo, ne venne aggiunta una seconda tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, ed una terza all’inizio del XVI secolo. Fu demolita una prima volta nel 1597, con i lavori di ricostruzione che durarono fino al 1609, quando venne inaugurata con una struttura quattro volte più grande, con tre navate rivolte ad occidente. Un secolo più tardi l’aumento della popolazione portò alla necessità di implementare gli spazi: nel 1718 venne nuovamente demolita per far spazio all’edificio tutt’ora esistente, progettato daFrancesco Muttoni. Si presenta con una navata unica, con la volta affrescata da medaglioni raffiguranti episodi della vita di san Michele, opera di Giovanni Brighenti.
Ai lati della navata sono ricavate numerose cappellette: la cappella della Vergine Addolorata, nella quale si trova la scultura in legno della Vergine stessa, opera di Andrea Fantoni; la cappella dei santi Stefano e Lorenzo; la cappella del Cristo morto, con l’affresco di Ignazio Nicoli raffigurante la Vergine Addolorata con le pie donne; la cappella del SS. Redentore e la cappella di san Pietro, nella quale si trova il con dipinto di Gian Bettino Cignaroli (I Santi Pietro e Paolo).
Degne di nota sono poi anche le tele di Simone Brentana (il Combattimento di san Michele contro il drago) edAntonio Balestra (Madonna con bambino, con sant’Antonio e san Domenico), poste nella sagrestia; la scultura marmorea di Nicola Barbieri sull’altare maggiore; l’organo di Angelo Bossi del 1736 e le quattordici formelle in bronzo raffiguranti la Via crucis, realizzate da Giuseppe Siccardi. Infine sotto il pavimento della sagrestia è presente uno spazio, un tempo usato come sacrario, nel quale sono custodite urne e reliquie di 233 santi, la più importante delle quali è l’urna di santa Agnese. Attiguo alla chiesa vi è il palazzo Galizzi, ora adibito a casa parrocchiale. Edificato nel XVII secolo, presenta una struttura in stile tardo-rinascimentale, all’interno della quale si trova la sala Baschenis, con affreschi del pittore Pietro Baschenis, risalenti al 1613 e restaurati nel 1976.
Sempre in ambito religioso, grande importanza ricopre la chiesa compatronale di san Martino. Situata su una piccola altura che domina il centro storico, viene citata per la prima volta negli statuti comunali del 1263. Demolita nel 1616 e riedificata nel 1636, presenta una facciata esterna liscia e semplice, con in centro un portale in arenaria decorato con due mezze colonne. La struttura, a singola navata, presenta al proprio interno una volta decorata, con le pareti laterali aperte da cinque campate, all’interno delle quali si sviluppano altrettante cappelle. Degne di nota sono le decorazioni sulla volta del coro, opera di Umberto Marigliani, le sei statue in bronzo di Antonio Carra, la tela di Tommaso Pombioli (la Vergine in gloria) e l’organo del veneziano Gaetano Callido.
Nel centro abitato, poco distante dalla prepositurale di san Michele, è presente anche la chiesa di Santa Elisabetta, risalente al 1605, periodo in cui era una piccola cappelletta dedicata alla visitazione di Maria. Successivi ampliamenti l’hanno resa a due piccole navate e circondata su tre lati da un piccolo portico a pianta semi-ottogonale a lati diseguali. A metà strada tra le chiese di san Michele e di santa Elisabetta, in località Göra, si trova la chiesetta di sant’Antonio da Padova, presso la scuola dell’infanzia gestita dalle suore della sacra famiglia. Inaugurata nel1745 come oratorio privato della famiglia Mosconi, venne ceduta prima alla parrocchia e nel 1863 alle suore. Ampliata tra il 1960 ed il 1964, custodisce la tela Madonna con bambino e sant’Antonio di Gian Bettino Cignaroli. Attiguo ad essa si trova il palazzo Mosconi, un tempo proprietà dell’omonimo casato ed ora comunale, risalente al periodo della dominazione della Serenissima.
Nella porzione meridionale del territorio comunale, fuori dal centro storico ed attigua al cimitero, si trova la secentesca cappelletta Madonna del Buon Consiglio, coeva della cappelletta dei morti, distante poche decine di metri e sita in località Nocrèla. Quest’ultima, edificata in seguito all’ondata di peste del 1630, e restaurata nel 1990, è costituita da un’abside aperta ad arco, sulla cui parete si trova un affresco raffigurante una danza macabra.
Più a monte si trova la chiesa di san Rocco, situata nell’omonima località (alla quale ha appunto dato il nome), un tempo chiamata Chignöl. Edificata in seguito all’epidemia di peste del 1529, venne ampliata assumendo una struttura a navata singola suddivisa in tre campate mediante due arcate a sesto acuto. Dopo aver conosciuto un periodo di profondo degrado tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo a causa della sua posizione isolata, venne sistemata in seguito all’espansione edilizia del secondo dopoguerra. All’interno sono presenti quattordici sculture raffiguranti la Via crucis, opera di Vincenzo Demetz.
Sulle alture circostanti si trovano tre altre chiesette dalla connotazione rustica e montana. Si tratta della chiesetta degli alpini sul monte Beio e di quella di santa Croce sull’omonimo monte, entrambe edificate nel corso del XX secolo, e della chiesetta della Vergine Immacolata, detta anche “della Bozzöla”, situata nell’omonima località sulle pendici del mote Beio, tra la località Ceride e la sella di san Rocco. Costruita nel 1866, presenta una struttura a navata unica ed una facciata con un’ampia finestra e due nicchie, mentre al proprio interno custodisce oltre cinquemila reliquie di santi.
In ambito civile numerosi sono i palazzi storici che ricordano i fasti e la ricchezza delle famiglie più in vista del paese. Oltre ai già citati palazzi Galizzi e Mosconi, merita menzione anche il palazzo Pezzoli, risalente al XVI secolo, in cui attualmente vi è un auditorium di proprietà comunale. In ambito storico-culturale, degno di nota è il museo del tessile che, inaugurato nel 2002, raccoglie documenti e macchinari che hanno contribuito allo sviluppo economico del paese.
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Dalle 10 alle 20 prefestivi diversi da Sabato - A.S.L.: 035 745363 (Gandino)
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