Fino del Monte

Portale Web del Comune di Bergamo – Valle Seriana Fìno del Mut (i bóce)

Fino del Monte è un comune della Provincia di Bergamo in Lombardia. Situato tra l’altipiano di Clusone e la val Borlezza, sulla strada che porta al Passo della Presolana, dista circa 38 chilometri dal capoluogo orobico BERGAMO.

 

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Popolazione Residente
1.131 (M 576, F 555)
Densità per Kmq: 259,4
Superficie: 4,36 Kmq
Codici
CAP 24020
Telefonico Prefisso 0346
Codice Istat 016099
Codice Catastale D604
Informazioni
Denominazione Abitanti finesi
Santo Patrono Sant’Andrea
Festa Patronale 30 novembre
Etimologia (origine del nome)
Dal latino finis, confine. La specifica, assunta nel 1863, allude alla collocazione dell’insediamento.
Il Comune di Fino del Monte fa parte di:
 Comunità Montana Valle Seriana Superiore
 Parco delle Orobie Bergamasche
Comuni Confinanti
Cosa visitare a Fino del Monte:
Web Cam a Fino del Monte

 

CENNI STORICI:

Le origini di questo paese paiono risalire all’epoca medievale. Prima di quel periodo erano presenti soltanto piccoli insediamenti che non costituivano un’entità comunale.

Fu nel corso del XIII secolo che il paese cominciò a svilupparsi notevolmente, grazie all’arrivo della famiglia Da Fin, che oltre a possedere grande prestigio e ricchezze, faceva parte delle milizie tedesche agli ordini dell’imperatore Federico Barbarossa. L’esponente di spicco della famiglia, tale Venturino Da Fin fece costruire una fortificazione a scopo difensivo, di cui ora restano soltanto pochi resti delle mura di cinta.

Conseguentemente anche il centro abitato si sviluppò attorno al maniero, con la costruzione di botteghe ed abitazioni che diedero notevole impulso ai commerci, favoriti anche dalla presenza di una strada che giungeva da Lovere, grosso centro posto sulle rive del Lago d’Iseo, salendo tramite la Val Borlezza.

Ancora oggi il paese conserva un impianto urbanistico in perfetto stile medievale, con le case che mantengono i caratteristici archi e loggiati, avendo conservato la sua struttura nel corso dei secoli.

Anche Fino del monte, come del resto la quasi totalità dei paesi della provincia di Bergamo, risentì notevolmente delle lotte fratricide tra guelfi e ghibellini, tanto che, nel 1378, fu messo a ferro e fuoco dai guelfi.

Questi scontri si rivelarono assai deleteri per la famiglia Da Fin, i cui membri di spicco cominciarono ad emigrare verso le città di Venezia, Trieste e Cremona. I pochi rimasti caddero in rovina, come si evince dal fatto che un membro della famiglia stessa fondò addirittura una confraternita di frati con lo scopo di offire assistenza ai suoi parenti caduti in disgrazia.

Il paese cambiò quindi impostazione, puntando su agricoltura, allevamento e piccolo artigianato, situazione che nemmeno l’arrivo della Serenissima riuscì a modificare, e nemmeno con la nuova dominazione si riuscirono a risollevare i commerci ed a ridare slancio all’economia.

Soltanto nel corso del XX secolo il borgo riuscì ad imprimere un nuovo slancio alla propria situazione economica, puntando fortemente sul turismo e sul conseguente sviluppo edilizio, facendo attenzione a non snaturare il territorio e la sua tradizione storica.

Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire

 

La chiesa parrocchiale di san Giorgio

Il principale edificio del paese è indubbiamente la chiesa parrocchiale che, dedicata a san Giorgio martire, è inclusa nell’elenco dei monumenti nazionali. Edificata in stile rinascimentale, affonda le sue origini attorno all’XI secolo, come testimoniato dall’altare orientato ad Oriente e dalla venerazione di san Giorgio, caratteristiche proprie delle prime chiese. Questa sua collocazione temporale la rende una delle sedi religiose più antiche della val Seriana, tanto che originariamente essa includeva nella sua area di influenza i nuclei abitativi limitrofi, tra cui Rova, Gazzaniga, Orezzo, Semonte, Vertova e Colzate.

Citata per la prima volta in un documento del 1260, fu la prima chiesa edificata all’interno dei confini dellaConfederazione de Honio. Nel corso del XVI secolo fu sottoposta ad una serie di modifiche strutturali, tra cui l’aggiunta del campanile (nel 1510) e di una navata nel suo lato posto a monte (1520). Con il passare dei secoli tuttavia perse gran parte del suo prestigio a livello ecclesiastico a scapito della realtà di Gazzaniga, tanto da perdere l’autonomia religiosa nel 1830, riconquistata però già nel 1877. Un’ultima ristrutturazione, avvenuta tra il1900 ed il 1908 su progetto di Virginio Muzio, l’ampliò dotandola di un’altra navata laterale, questa volta nel lato posto verso valle, e l’allungò di un’arcata, portandola alle dimensioni attuali. Contestualmente nell’altare maggiore, opera secentesca della Bottega di Bartolomeo Manni, vennero collocate le reliquie dei santi Prospero e Simplicio.

All’interno si possono ammirare numerose opere di gran valore, tra cui numerosi affreschi cinquecenteschi rinvenuti durante i lavori di restauro, ed una serie di pale d’altare di artisti quali Gian Paolo Cavagna (L’ultima cena), Enea Salmeggia (La Madonna del Rosario), Troilo Lupi (Adorazione dei Re magi), Vincenzo Angelo Orelli(L’Addolorata) ed Enrico Albrici (Madonna col Bambino in gloria).

Tuttavia la principale opera è senza dubbio il polittico, risalente al 1575, eseguito dal pittore albinese Giovanni Battista Moroni. Dipinto ad olio su tela è costituito da sei pannelli: in quello centrale è rappresentato san Giorgio a cavallo nell’atto di trafiggere il drago con a fianco una nobile donzella; in quello della cimasa è dipinta la Vergine col Bambino; ai due lati in basso sono raffigurati Sant’Alessandro e S. Defendente; ai due lati in alto, Santa Lucia e Santa Apollonia. Il Moroni ebbe un compenso di lire 400 ed una soma di frumento. Il polittico, durante il primo conflitto mondiale (1915-18), fu trasferito dal governo a Roma, venendo riconsegnato a Fiorano al Serio il 18 luglio 1920. Nell’agosto 1946 fu restaurato da Arturo Cividini di Bergamo, mentre nel 1977 fu esposto nel Palazzo della Ragione a Bergamo in occasione della mostra dedicata al pittore albinese.

Altri edifici

 

La Tribulina di Gromei

Restando in ambito religioso, particolare importanza ricopre anche la chiesa di san Fermo, posta presso l’omonimo pianoro situato a monte del centro abitato. Edificata con dimensioni assai modeste nel 1630 durante l’ondata di peste di manzoniana memoria, periodo in cui veniva utilizzata come luogo dove portare gli appestati, venne ampliata verso il 1666.

Ulteriori ingrandimenti, avvenuti nella seconda metà del XIX secolo e poi nel 1929 la portarono alle dimensioni attuali, dotandola di una pala d’altare di Domenico Carpinoni (Madonna con santi Fermo e Rustico), rubata però nel1974. Un’altra serie di restauri, iniziati nel 1971 e terminati nel 1983, permisero la scoperta di pregevoli affreschi secenteschi raffiguranti san Patrizio e sant’Antonio.

Ai limiti dei confini comunali, nella parte più a monte, si trova anche la piccola chiesetta (chiamata anche Tribulina) dei Gromei, di proprietà privata fino al 1956, quando il comune l’acquistò dalla famiglia Magni e la sottopose e ristrutturazione terminata nel 1982. Di aspetto semplice e dimensioni assai contenute, presenta gli aspetti tipici delle chiese agresti e rurali.

Degne di nota sono infine il convento delle Suore Orsoline della Beata Vergine Immacolata, dove è attivo un istituto scolastico fondato nel 1818 e, in ambito civile, la villa Martinelli, edificio privato edificato tra il 1923 ed il 1924, situato sulla centrale via Locatelli.

Itinerari naturalistici

Numerose sono le opportunità per chi volesse passare un po’ di tempo immerso nella natura, con molti sentieri che si snodano sulle pendici delle propaggini circostanti. Tra i principali vi è quello contrassegnato con segnavia del CAI numero 523 che si dirama dalla chiesetta di san Fermo, raggiunge la Tribulina dei Gromei e sale nel borgo di Dossello presso Orezzo, per solcare le pendici del monte Cedrina e toccare le località di Osciöl, Coldrè e Cà de Spì, prima di terminare il suo corso presso il monte Poieto.

Inoltre è d’obbligo citare la Ciclovia della Valle Seriana che transita sul comune lungo il corso del fiume Serio. Essa raggiunge il territorio comunale da Sud tramite un ponte sul fiume Serio che la collega con il territorio di Cene, nei pressi della valle Asinina, costeggia quindi il cimitero ed il campo sportivo, per poi giungere all’isolotto della Boschina, posto tra un canale artificiale ed il Serio, dove è presente un parco pubblico con aree di sosta, spazi giochi per bambini ed un chiosco.

Folklore e tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda la tradizione, l’appuntamento più importante è il falò di san Giorgio. Questo rito si svolge la sera del 22 aprile, giornata che precede la festa di san Giorgio, protettore della Parrocchia, ed ha luogo proprio sul sagrato dell’edificio sacro dedicato al santo patrono. Qui vengono ammucchiate grandi quantità di cataste di legna che vengono bruciate al calare delle tenebre. Le origini di questo rito sono antichissime, tanto che pare possano essere fatte risalire ad un’antica usanza pagana, poi mutuata per fini religiosi. Il rito, di indubbio fascino, è molto sentito dagli abitanti del paese, ma suscita interesse anche nei paesi vicini, tanto da attirare numerosi visitatori.

Un’altra iniziativa folkloristica è la corsa delle uova (”Corsa de öf” nel dialetto di Gandino), che si svolge con cadenza annuale dal 1931. Si tratta di una vera sfida agonistica che vede protagonisti due atleti: il primo deve percorrere di corsa, nel minor tempo possibile, il tratto Gandino-Fiorano Al Serio-Gandino, per un totale di poco superiore ai 12 chilometri. Il secondo contemporaneamente deve raccogliere una alla volta cento uova, poste ad un metro l’una dall’altra lungo la gandinese via Dante.

L’origine della manifestazione risiede in una sorta di scommessa, che nel 1931 ebbe come protagonisti Renzo Archetti e Giovanni Bonazzi. Il primo, impegnato nel percorso verso Fiorano, si aggiudicò la prova. Al contrario delle apparenze, è infatti favorito il concorrente che si accinge nella mini-maratona, in quanto la distanza percorsa dal raccoglitore d’uova è sì inferiore (10.100 metri secondo calcoli matematici), ma molto più spezzettata e discontinua rispetto a quella del corridore. Ne deriva una gara estremamente incerta, spesso risolta all’ultimo metro oppure all’ultimo uovo. Storicamente la corsa si svolge nella sera di antivigilia (venerdì) della prima domenica di luglio, solenne ricorrenza gandinese in onore dei santi Martiri Patroni Quirino, Flaviano, Valentino e Ponziano.

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Pubblicato in Alta ValSeriana, PROVINCIA BERGAMO e Valle Seriana

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