DESCRIZIONE
Cazzano Sant’Andrea
Portale Web del Comune Bergamo – Valle Seriana Cassà ( i ganassù ) – i sènguegn
Cazzano Sant’Andrea è un comune della provincia di Bergamo in Lombardia situato in Val Gandino, alla sinistra orografica del fiume Serio, dista circa 24 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico BERGAMO.
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Popolazione Residente | |
1.675 (M 848, F 827) Densità per Kmq: 821,1 Superficie: 2,04 Kmq |
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Codici | |
CAP | 24026 |
Telefonico | Prefisso 035 |
Codice Istat | 016067 |
Codice Catastale | C410 |
Informazioni | |
Denominazione Abitanti | cazzanesi |
Santo Patrono | Sant’Andrea |
Festa Patronale | 30 novembre |
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MERCATO SETTIMANALE
Cazzano Sant’Andrea | Parcheggio Cà Manì | lunedi | 20 Banchi |
CENNI STORICI
CENNI STORICI
I resti più antichi, che permettono di ricostruire l’origine morfologica del territorio, sono riconducibili al periodo geologico del Pleistocene, quando nella zona dellaval Gandino era presente un lago, noto come lago di Leffe. Questo, una volta scomparso, lasciò nel sottosuolo della valle numerosi sedimenti quali argilla, carbonati e lignite che, oltre a fornire preziose indicazioni ai ricercatori, grazie alla loro estrazione permisero agli abitanti di ricavare fonte di sostentamento.
I primi segni di insediamenti dell’uomo sul territorio risalgono invece all’Età del ferro, ad un periodo compreso tra il IX e l’VIII secolo a.C., come testimoniato da un’ascia bronzea ad alette terminali, rinvenuta nel 1940 in località Söcc (nei pressi del confine comunale con Casnigo).
Erano probabilmente i primi insediamenti stabili, in un’epoca in cui si svilupparono piccoli agglomerati, a margine dei quali cominciarono a trovare spazio le prime coltivazioni stanziali. Si trattava di popolazioni di origine ligure, dedite alla pastorizia, tra cui gli Orobi. Ad essi, a partire dal V secolo a.C., si aggiunsero ed integrarono le popolazioni di ceppo celtico, tra cui i Galli Cenomani. Queste erano comunque presenze sporadiche, che non formarono mai un nucleo abitativo definito.
A partire dal I secolo a.C. la zona fu interessata dalla conquista dei Romani, che la inclusero nel Pagus Saturnius che raggruppava i centri della val di Scalve e della media ed alta val Seriana.
Pur rimanendo estranei alle vicende della valle Gandino, i nuovi conquistatori lentamente si integrarono alle popolazioni celtiche. La piccola comunità, indicata da alcuni studiosi come la borgata più antica della Valgandino[5], era composta da persone legate tra loro da vincoli di sangue ed interessi comuni, tra cui lo sfruttamento dei pascoli e la gestione dei boschi.
Al termine della dominazione romana vi fu un periodo di decadenza ed abbandono del centro abitato, con la popolazione che sovente era costretta a cercare riparo sulle alture circostanti al fine di difendersi dalle scorrerie perpetrate dalle orde barbariche. La situazione ritornò a stabilizzarsi con l’arrivo dei Longobardi, popolazione che a partire dal VI secolo si radicò notevolmente sul territorio, influenzando a lungo gli usi degli abitanti: si consideri infatti che il diritto longobardo rimase ”de facto” attivo nelle consuetudini della popolazione fino alla sua abolizione, avvenuta soltanto al termine del XV secolo. Segni della loro presenza sono tuttora riscontrabili nel toponimo della valle del Gaggio, il cui nome deriva dal termine tardo-latino gagium, indicante un’estesa località boschiva recintata o delimitata, matrice comune al vicino centro di Gazzaniga, ma anche utilizzato anche in altri toponimi lombardi, come Roncallo Gaggio e Gaggiano
ITINERARI DI CAZZANO S. Andrea
L’edificio più importante, sia a livello architettonico che storico, è senza dubbio la torre medievale. Presente anche sullo stemma comunale, venne edificata nel XIII secolo quando, durante le lotte di fazione tra guelfi e ghibellini, la famiglia dei Cazzani decise di dotare la propria abitazione di un baluardo difensivo. Posta nella parte Sud del paese, la torre permette una vista che domina su gran parte della val Gandino, spaziando fino castello dell’Agro di Casnigo, da cui era poi possibile controllare la zona che arrivava fino al castello di Cene. Questa situazione faceva sì che le fortezze fossero visivamente collegate tra loro, garantendo così un’ampia rete difensiva. Questa ipotesi è suffragata dal fatto che un tempo la torre possedeva camminamenti utilizzati dai militari come vedetta.
Alta 15 metri, presenta differenti tipi di muratura, indice del fatto che fu costruita e rimaneggiata in epoche differenti. Alla struttura principale, la più antica, nel XIV secolofu affiancato un corpo utilizzato a fini abitativi, con l’aggiunta di un secondo nucleo (l’attuale cascina Dosso), realizzato tra il XV ed il XVI secolo, che diede alla struttura la configurazione definitiva, simile ad un palazzo fortificato.
Attualmente è di proprietà comunale e sede municipale, tanto che nella torre e nella porzione Ovest sono collocati uffici comunali, mentre l’ala Est è adibita ad uso agricolo.
La tradizione narra che attorno ad essa vi fossero molti cunicoli sotterranei, il principale dei quali avrebbe dovuto condurre all’edificio denominato come casa Greppi, situata a fianco della parrocchiale ed un tempo probabilmente adibito a prigione. Ristrutturato in modo significativo nel corso del XVIII secolo, fu abitato dal casato dei Greppi che ebbe poi in Antonio Greppi il suo più illustre rappresentante, divenendo uno dei banchieri più affermati nella Milano asburgica.
Interessanti sono anche altri edifici rustici settecenteschi, tra i quali spicca la Cà Manì, ristrutturata all’inizio del XXI secolo, a fianco della quale è stato realizzato un piccolo parco.
In ambito religioso, il principale edificio è senza dubbio la chiesa parrocchiale, dedicata a sant’Andrea Apostolo. La prima notizia che la riguarda risale al 21 gennaio 1360, nella quale la si descrive come chiesa subordinata a quella di Barzizza. Consacrata nel 1446 ed eretta a parrocchiale nel 1459, presenta una struttura con navata singola divisa in quattro campate da lesene con stucchi dorati. Dotata di una settecentesca torre campanaria, restaurata nel 2010, fu più volte sottoposta a ristrutturazioni ed ampliamenti, anche grazie alle elargizioni delle famiglie più in vista del paese, su tutti i conti Greppi. Questi ultimi donarono anche la pala d’altare, raffigurante il santo patrono, opera del pittore milanese Andrea Appiani. All’interno sono inoltre custodite opere di indubbio valore, quali l’altare marmoreo della Madonna del Rosario e gli Angeli, posti presso l’altare maggiore, opere dello scultore Andrea Fantoni. Interessanti sono anche la statua quattrocentesca del Cristo morto (l’opera più antica presente) che gli affreschi che ornano il presbiterio (episodi biblici) e la volta (episodi della vita di sant’Andrea), opere della famiglia Quaglio.
Poco distante si trova la chiesetta di san Rocco, edificata nel 1529 in seguito ad una violenta ondata di peste. Dalla struttura semplice, costituita da un’unica navata, si presenta con una facciata che termona con un timpano a forma triangolare. All’interno le lesene sono sormontate da capitelli in stile corinzio, mentre le principali opere sono le due statue di san Rocco e dell’Immacolata, nonché gli affreschi della vita del santo, eseguite nel 1793 della famiglia Quaglio.
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